venerdì 27 gennaio 2017
giovedì 5 gennaio 2017
ANCHE I RE MAGI VENGONO DA LONTANO ...
Il mio vicino viene da lontano:
il viaggio e il lungo cammino dell’umanità
«La
storia dell’umanità inizia con i piedi» scrisse nel 1964 André Leroi-Gourhan, antropologo tra i padri della
preistoria moderna. Con buona pace dei sempre maggiori sostenitori delle
radici, gli uomini camminano e si spostano, intraprendono un viaggio; e forse si complicano anche la vita. Probabilmente aveva
ragione Pascal a dire che «l’infelicità degli uomini viene da una sola cosa, non sapersene
stare in pace in una camera», ma a
volte stare nella propria casa non si può.
Te lo impediscono la fame,
la guerra, le calamità naturali.
E allora si parte.
Impronte di Laetoli (Tanzania) |
Da una torrida depressione africana i nostri antenati sono partiti, in
ondate diverse lontane nel tempo le une dalle altre, e pian piano hanno
colonizzato l’intero pianeta.
Questo racconto affascinante è però una storia d’incontri e di scambi,
perché l’essenza di quella cosa che chiamiamo cultura è la comunicazione. Incontrandosi
e scontrandosi gli esseri umani si sono costantemente scambiati idee, tecniche
e geni, intrecciando sempre di più il loro essere biologico con quello culturale.
Questo lungo e prolungato scambio, culturale genetico, ci ha
progressivamente reso più simili che diversi. Siamo una specie migrante, che ha
piedi e non radici.
Questo non vuol dire che dobbiamo dimenticare da dove
veniamo anzi, quello che siamo o che diventeremo è frutto proprio di quel
cammino.
La lezione che ci viene dalla
moderna genetica è che le razze non esistono, questo non significa però che non
esista il razzismo.
Come dice Guido Barbujani «Le
razze ce le siamo inventate, le abbiamo prese sul serio per secoli, ma adesso
ne sappiamo abbastanza per lasciarle perdere».
Oggi sentiamo spesso parlare di migrazioni, soprattutto da quando l’Italia
è divenuta meta di molti stranieri che fuggono dalla povertà dei loro paesi o
da una guerra o semplicemente cercano un futuro migliore in Europa. Esattamente
quello che hanno fatto milioni di italiani nei decenni passati quando furono
costretti a emigrare in Belgio, Germania, Sati Uniti, Argentina, Brasile ecc.; in
un solo secolo, tra il 1873 e il 1973, sono stati circa 26 milioni.
Nulla di nuovo sotto il sole, quindi; i processi di migrazione attuali non
sono altro che il proseguimento di quel percorso che fin dagli arbori della
propria storia gli esseri umani hanno intrapreso. I migranti di oggi si mettono
in viaggio per trovare lavoro e condizioni di vita migliori. Fino a quando
nell’intero pianeta non ci saranno risorse per assicurare a tutti un livello di
vita decoroso, ci sarà sempre qualcuno che si metterà in cammino.
Questo lungo cammino durato millenni, continua qui e ora. Oggi il viaggio
dell’umanità è interrotto da muri – di filo spinato o di mattoni - che stanno
sorgendo ovunque in Europa.
Il muro è l’antitesi del viaggio, non è altro che una proiezione fisica del
muro mentale che c’è in noi. Camilleri afferma «Stiamo imprigionando noi stessi, non stiamo tenendo
lontano gli altri, imprigioniamo i nostri cervelli in quelli stessi muri eretti
che crediamo una difesa. In un gesto simile c’è la cecità del futuro».
Il viaggio dunque non è
da intendere solamente come movimento ma
anche come significante, come metafora di vita,
e la vita stessa è un fantastico e meraviglioso viaggio, all’interno di noi
stessi, nell’incontro con l’altro …
Nel nostro tempo e nel Mediterraneo (Mare Nostrum), il viaggio che i
migranti intraprendono, altro non è che il perpetuarsi dei viaggi celebri della
letteratura: dal lungo viaggio di Ulisse che attraversa il Mediterraneo alla
ricerca di Itaca, al percorso di Dante, viaggiatore a sua volta
nella Divina Commedia - “Nel mezzo del cammin di nostra vita” è l’incipit che – attraverso i
gironi dell’Inferno – dà inizio ad un cammino memorabile.
Nel nostro vicino di casa o nel
vicino di banco dei nostri figli potremmo trovare, a ben guardare, una persona
ricca di esperienze, maturate da un viaggio iniziato da lontano di cui il
nostro incontro è solo un punto di quella lunga linea che è il cammino
dell’umanità.
Allora riusciremo a comprendere
che il significato del viaggio sta soprattutto nel suo percorso.
L’odissea odierna di molti
migranti termina negli abissi del canale di Sicilia (3.800 morti e dispersi a
fine ottobre).
A ricordare e riflettere sul
dramma dei migranti e delle morti in mare è il Museo Atlantico di Lanzarote, un
museo di arte contemporanea sul fondo dell’oceano, situato a 14 metri di
profondità, nelle acque cristalline dell’isola più nord-orientale
dell’arcipelago delle Canarie, realizzato dall’artista Jason deCaires Taylor
che ricorda “Il lavoro non è stato
concepito come un omaggio o memoriale per le tante vite perdute, ma come un
duro monito circa la responsabilità collettiva della comunità globale”.
Le prime sculture sono state
depositate sul fondale oceanico lo scorso 31 gennaio e dal 25 febbraio l’area è aperta per immersioni e snorkeling.
The
Raft of Lampedusa (La zattera di Lampedusa) 14m Museo Atlantico, Lanzarote,
Spagna
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